PRESTAZIONI
Cardiologia Interventistica
Chiusura dei difetti interatriali o del forame ovale pervio
La chiusura dei difetti interatriali (DIA) o del forame ovale pervio (PFO) consiste nel posizionare, attraverso cateteri inseriti in accessi vascolari periferici, un dispositivo (ombrellino) a cavallo del difetto esistente tra atrio destro e atrio sinistro.
La dilatazione di una stenosi coronarica o non coronarica è una tecnica sicura ed efficace. I risultati positivi dell’angioplastica coronarica sono documentati fino ad un periodo di venti anni. La probabilità di successo è di circa il 95%. I rischi sono contenuti anche grazie all’utilizzo dello stent: la mortalità è attualmente dello 0.2-1.5%. Esiste un rischio, seppure estremamente raro, di dover ricorrere all’intervento di bypass in urgenza oppure che si verifichi un infarto miocardico, per la perdita di un ramo secondario o di una parte di vaso a valle di quella trattata. L’angioplastica, iniziando con l’esame coronarografico, presenta ovviamente oltre alle suddette, le stesse potenziali complicanze elencate per la coronaro-ventricolografia.
Per l’angioplastica carotidea i potenziali rischi associati sono l’ischemia o l’emorragia cerebrale.
Nel caso di valvuloplastica mitralica e puntura transettale e chiusura dei DIA/PFO i possibili rischi associati sono emopericardio, tamponamento cardiaco, aritmie complesse e morte.
Dopo l’angioplastica, valvuloplastica e chiusura dei DIA/PFO è raccomandata una permanenza a letto per circa 24 ore. Il tubicino (introduttore) posizionato nell’arteria periferica per introdurre i cateteri, viene rimosso subito, se si chiude l’arteria con sistemi meccanici di emostasi, o dopo qualche ora dalla procedura, secondo il grado di coagulazione del sangue ed i farmaci che sono stati somministrati. Per evitare ematomi e stravasi di sangue è molto importante che il paziente segua scrupolosamente i consigli del medico sul riposo nell’immediato periodo dopo la procedura.